Pianta della famiglia delle
Labiatae (o Lamiaceae, secondo le più moderne classificazioni),
distribuita nell'Europa centrale e meridionale, in Asia e nell'Africa
settentrionale. Si trova spontanea nei campi e nei
luoghi sassosi soleggiati vicino al mare o nelle zone submontane, specialmente
al
Nord.
GENERALITÀ La
santoreggia è una pianta erbacea annuale che, stropicciata, emana un
forte odore aromatico. I fusti, alti da 15 a 30 cm, sono ampiamente ramificati
fin dal basso, in modo da formare un piccolo cespuglio con numerosi rami che
presentano una tomentosità diffusa. Le
foglie, opposte a due a due, hanno forma lineare allungata, sono prive di
picciolo e hanno apice acuto. Presentano una peluria sia sulla pagina superiore
che sulla pagina inferiore e contengono numerosissime ghiandole
oleifere. I fiori sono riuniti in gruppi di 2-6 su
corti peduncoli inseriti all'ascella delle foglie superiori. Ogni singolo fiore
presenta un calice campanulato che termina con cinque denti più o meno
eguali. La corolla è tubolosa nella sua parte profonda, ma si divide e si
apre nella sua parte superiore in due labbra, di cui quello superiore è
intero o appena inciso, mentre l'inferiore è trilobato, con il lobo
mediano più grande dei due laterali. I
frutti sono dei tetracheni che rimangono infossati nel calice
persistente. Per scopi terapeutici si utilizza
tutta la pianta a fiore.
IMPIEGO
TERAPEUTICO La santoreggia è una pianta
utilizzata fin dalla più remota antichità per le sue
proprietà aromatiche e digestive. Il suo gradevole odore la rende utile
sia in cucina che in liquoreria e in
profumeria. Dal punto di vista terapeutico la
santoreggia esercita proprietà digestive, antispastiche e carminative.
Secondo la medicina popolare ha anche proprietà vermifughe,
antidiarroiche, antiemetiche ed
espettoranti. Esternamente la santoreggia ha
proprietà antisettiche e cicatrizzanti o vulnerarie. Per queste sue
proprietà esterne la pianta viene utilizzata per detergere ferite, per
fare impacchi su piaghe aperte o su processi
ulcerativi. Di particolare interesse è
l'impiego di questa pianta per preparare infusi o decotti da utilizzarsi per
fare gargarismi nel caso di infiammazioni del cavo orale, della gola o delle
gengive. I principi attivi della santoreggia sono
soprattutto degli olii essenziali contenenti terpeni, il principale dei quali
è il carvacrolo; essa contiene inoltre sostanze tanniche e sali
minerali.
PREPARAZIONI -
Uso interno: si utilizzano l'infuso e la
tintura. L'infuso si prepara con 20 g per litro di
acqua bollente. Si lascia a riposo per 5 minuti, si filtra per tela e si prende
nella dose di 1-2 tazzine al giorno. La tintura si
prepara con 150 g di pianta secca per litro di alcool a 50-60°. Si lascia a
macero per una settimana, poi si filtra per tela. Va presa a cucchiaini in
tisane o acqua calda. Le preparazioni per uso
interno aiutano la digestione e stimolano l'appetito. Esercitano inoltre
attività antispastiche a livello dell'apparato
respiratorio.
- Uso esterno: si utilizza
il decotto, preparato con 40-50 g di pianta di santoreggia essiccata per litro
di acqua. Si lascia bollire per 10 minuti, a freddo si filtra per
tela. Il decotto così preparato serve per
fare sciacqui e gargarismi o per la preparazione di compresse imbevute. Ha
attività antiinfiammatoria e stimolante la cicatrizzazione,
particolarmente per le piccole ferite del cavo
orale.
- Uso cosmetico: si utilizza la
pianta intera, nella quantità di una manciata o due, in una tela legata a
sacchetto e immersa nell'acqua calda del bagno. Si
agita di tanto in tanto per favorire l'estrazione, quindi ci si immerge
nell'acqua del bagno, che per la presenza di questa piantina diviene stimolante
e purificante. Il decotto per uso esterno
può essere utilizzato anche per frizioni sul cuoio
capelluto.
RACCOLTA E
CONSERVAZIONE La santoreggia si raccoglie al
momento della fioritura, che avviene da giugno a settembre, recidendo tutta la
pianta a pochi centimetri da terra. Si devono togliere le foglie eventualmente
gialle o intaccate da parassiti. Le piante così raccolte vengono
essiccate in sottile strato all'ombra, disponendole su graticciati in locale ben
aerato. Si conserva in sacchetti di carta sigillati
o in vasi di vetro scuro chiusi. Va rinnovata tutti gli
anni. La coltivazione della santoreggia è
possibile anche in vaso, dove cresce bene pur non raggiungendo lo sviluppo della
coltivazione in piena terra. Si semina assai presto
in primavera, alla fine di febbraio o ai primi di marzo, e il seme germoglia in
15-20 giorni. Questa pianta ama un terreno sciolto, sabbioso e ben concimato.
Durante i periodi estivi bisogna assisterla con irrigazioni
periodiche. La coltivazione in campo può
essere fatta per semina diretta, ma dopo la germinazione bisognerà
operare un diradamento lasciando una pianta ogni 10-15
cm. Coltivata nei giardini e negli orti, data la
sua elevatissima produzione di seme, diventa una infestante difficile da
togliere.
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